Strade senza uscita, talvolta ricche di sorprese

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Tutte le volte che esamino la cartina di una città che non conosco, resto sempre incuriosito dalle strade senza uscita. Il motivo è semplice: perchè mai un urbanista dovrebbe disegnare una strada che non va da nessuna parte? Ebbene, la risposta a questo interrogativo porta talvolta a gradevoli sorprese.
In molti casi infatti, si tratta di cortili privati, a cui è stato dato un nome, e quindi con ogni probabilità essi mantengono un'omogeneità di stili nei palazzi che vi si affacciano. In altri casi invece si tratta di vecchie strade tagliate in pezzi da strade più recenti, e quindi vi si possono celare palazzi d'epoca antica, o quanto meno resti degli stessi. In rari casi trattasi solo di spazi di comodo per parcheggi o servizi vari, e questi sono gli incerti del mestiere di curioso!

Volendo calare questo ragionamento in zona quattro, si possono trovare parecchi spazi che ricadono nelle prime due categorie, e quindi posseggono spunti degni di nota.
L'itinerario che svolgerò in questi due articoli prende la mosse dall'arco di Porta Romana, ipotetica porta di ingresso della nostra zona. Poco distante, la via Sabina conduce al Largo Franco Parenti, di recente intitolato al noto attore, che tanto lavorò nell'attiguo Teatro Pier Lombardo; su di esso si affaccia un locale legato al teatro.
Poco oltre, svoltando a destra in viale Lazio, si giunge alla via Plauto. Trattasi di una splendida strada privata, contornata da villette ornate da eleganti giardini; la strada, chiusa da un cancello, potrebbe essere scambiata per un interno, perciò occorre prestare attenzione per notarla.

Proseguendo verso la periferia, si può poi girare a destra in via Friuli, indi a sinistra in via Muratori. Qui si aprono due strade senza uscita, l'una di fronte all'altra. Ma se quella (civici di via Muratori 46) sulla destra ha solo una simpatica torretta ricavata in un edificio degli anni 1950, quella alla sinistra, intitolata alla Cuccagna, rievoca tempi antichi, come la nota cascina che su essa si affaccia e di cui parlerò in dettaglio in un prossimo articolo.
Sempre in quest'area della nostra zona si trovano altre vie di questo tipo, e seppure non tutte dispongano di soggetti di spicco come la cascina appena citata, può valere la pena di darvi un'occhiata: la via Sannio, da poco aperta a metà e quindi solo parzialmente senza uscita, costeggia l'ex Tecnomasio Italiano Brown Boveri, ed in essa è ancora visibile una ciminiera, reperto di archeologia industriale; la via Mocenigo è dotata di un grazioso giardino condominiale; il ramo di strada della Carità che attualmente è censito come via Friuli 8 è visibile anche attraverso il cancello di viale Umbria 11A, da cui si può notare una graziosa e antica palazzina.

Se ci spostiamo leggermente ad est, troviamo un'area legata alla realtà industriale di inizio ventesimo secolo: mi riferisco alle vie Cadolini e Verne, al termine della quale però, adiacente al viale Puglie, è presente un magnifico (specie in primavera) roseto, visibile anche dal cavalcavia.
Da questo, percorrendo la via Tertulliano, un sentierino sulla destra conduce in via Venosa; il sentiero è costeggiato dalla cascina Boffalora, da cui è separato dalla roggia Gerenzana, che nasce dal Seveso nei pressi della Stazione Centrale. Il luogo sarebbe bucolico e godibile, se venisse attuata una attenta manutenzione; attualmente, invece, sia la roggia che il sentiero sono stati adibiti a discarica abusiva di rifiuti; un tipico esempio di scarsa cura delle aree verdi di Milano.

A questo punto proseguiamo lungo il viale Molise, fino a giungere al punto ove sorgeva lo stabilimento dell'azienda dolciaria "Motta". Qui sono ancora visibili due strade senza uscita collegate allo stabilimento: via Apulejo (che parte dal viale Corsica) e via Terenzio, che costeggia la scuola superiore "Donatelli", elegante edificio di epoca littoria e stile coevo.
Ritengo che questa prima parte di itinerario sia sufficiente a dimostrare che non è mai il caso di snobbare a priori una strada senza uscita, e a stimolare la curiosità di guardare "oltre i cancelli" per meglio conoscere la nostra bella zona; nel prossimo articolo fornirò ulteriori esempi.